lungimiranza e committente

Lungimiranza e responsabilità in tempo di crisi

Di crisi, non vogliamo negarlo, ce ne intendiamo. Non vorremmo sentirne parlare, perché il nostro lavoro è prevenirla, garantendo sin da subito stabilità e sicurezza alle nostre aziende. Parliamo spesso di responsabilità che, per noi, significa dare il giusto peso alle cose.

Sì, ma a quali? Cosa dovrebbe fare un’azienda, in tempi come questi, per dirsi responsabile nei confronti di tutti i soggetti coinvolti nella propria filiera? 

Per noi, dovrebbe essere previdente.

Una conferma al nostro pensiero arriva dall’autorevolissimo Financial Times che, fulmine a ciel sereno, ammonisce tutti con l’articolo: Companies should shift from ‘just in time’ to ‘just in case’.

Detto in parole semplici, un’azienda deve saper prendere decisioni lungimiranti. 

L’inevitabile crisi, generata dall’emergenza sanitaria, sta penalizzando le scelte guidate dalla filosofia del just in time, che punta sì a minimizzare sprechi e scorte, ma sacrificando solidità e tenuta della propria organizzazione. 
È la gig economy: una tattica miope per produrre solo ciò che si può vendere nell’immediato, scegliendo fornitori a breve termine, escludendo prestazioni di lavoro stabili e continuative. 

Noi invece crediamo – a ragione, vista l’autorevole conferma offerta dal Financial Times – che il vantaggio sarà decisivo per chi saprà mantenere l’equilibrio del sistema impresa.
In che modo? Partendo anzitutto da scelte più concrete, come la costruzione di una consistente riserva di liquidità aziendale (anche grazie agli ammortizzatori sociali). Tenendo, tuttavia, sempre a mente tutti gli aspetti che permettono l’identificazione forte con l’organizzazione e con i suoi obiettivi.

Tutti quegli elementi che generano impegno, motivazione, senso del dovere e responsabilità; in una parola committmentRagionando in termini più ampi, si tratta di passare da una logica just in time ad una just in case, sostenendo le componenti più fragili della filiera, senza cedere alla tattiche di costrizione meschina.

La strategia post crisi? Rinforzare e rispettare tutti gli stakeholder.

Lo dice anche il Financial Times:

Just as companies built purely on the brittle web of the gig economy may collapse, so those that have maintained a safety net of loyal and adaptable full-time workers are more likely to pull through- and will be better prepared to ride out future disruption.

“Così come le imprese costruite sulla fragile rete della gig economy sono destinate a collassare, quelle che avranno mantenuto una rete di sicurezza di lavoratori a tempo pieno, fedeli e adattabili hanno più possibilità di farcela”. 

E – aspetto non da poco – saranno più pronte a fronteggiare il futuro.