15 Apr Great Resignation: cosa sono e cosa si può fare
Cosa si intende per Great Resignation?
Torniamo a parlare di lavoratori e benessere aziendale, affrontando un tema sulla bocca di tutti: la Great Resignation.
Con questo termine anglosassone si fa riferimento all’aumento significativo delle dimissioni volontarie dal lavoro, registrato nell’ultimo anno e mezzo.
Le motivazioni che hanno portato a questa scelta sono state diverse, dal burn out alla ricerca di un posto di lavoro che preservi il benessere, al desiderio di difendere il proprio work-life balance.
La pandemia ha certamente giocato un ruolo chiave nell’innesco di questo fenomeno, cambiando in maniera inequivocabile il nostro rapporto con il lavoro e le nostre priorità.
Parliamo di dati
Stando ai dati riportati dall’ Associazione Italiana Direzione Personale (AIDP), le dimissioni volontarie fra i giovani in Italia hanno sinora toccato il 60%. I settori più coinvolti sono stati quello Informatico e Digitale (32%), la Produzione (28%) e il Marketing e Commerciale (27%).
Chi decide di cambiare? Soprattutto i giovani lavoratori nella fascia d’età compresa tra i 26 e i 35 anni (il 70% del campione analizzato), per la maggior parte nel Nord Italia.
I dati riportati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali indicano inoltre un aumento tendenziale di questo fenomeno di oltre il 43% tra aprile e giugno 2021. In questo periodo si sono registrate 2 milioni 587mila chiusure dei rapporti lavorativi, con una crescita del 37% rispetto al trimestre precedente e un +768mila unità rispetto allo stesso trimestre del 2020. Di tali cessazioni del rapporto di lavoro, 484mila sono dovute a dimissioni volontarie dei lavoratori.
Un dato allarmante non si registrava da anni: la quota di abbandono volontario sul totale degli occupati ha superato il 2%.
E non è finita qui…
Secondo l’Osservatorio HR del Politecnico di Milano, nell’ultimo anno il tasso di turnover è aumentato per il 73% delle aziende italiane.
Il 45% degli occupati ha cambiato lavoro nell’ultimo anno, o ha intenzione di farlo nei prossimi 18 mesi, e per alcuni settori (IT, professioni digitali) i numeri sono addirittura più alti!
A stupire è inoltre l’assenza di un’altra offerta di lavoro per quasi la metà dei lavoratori, al momento delle dimissioni.
Le motivazioni della Great Resignation
Nel nostro Paese, il fenomeno si è manifestato in modo differente rispetto agli Usa, che ad agosto 2021 hanno registrato il valore record di 4,6 milioni di dimissioni volontarie, ed è stato condizionato da una maggiore difficoltà di inserimento nel mercato per i profili con minore esperienza. Molte aziende italiane, già messe a dura prova dal periodo pandemico, hanno preferito infatti cercare risorse già formate e con competenze specifiche.
In termini statistici, secondo quanto rileva l’Osservatorio HR, diversi fattori hanno influito sulla scelta di cambiare lavoro: per il 46% i benefici economici, 35% le opportunità di carriera, 24% la ricerca di maggiore salute fisica o mentale, 18% la volontà di inseguire le proprie passioni o lamaggiore flessibilità dell’orario di lavoro.
La ricerca del benessere
Il Randstad Workmonitor ha registrato la profonda riflessione condotta dagli italiani negli ultimi mesi in tema di carriera, obiettivi professionali e priorità, che ha riportato al centro dell’attenzione il benessere, il coinvolgimento lavorativo ed i valori aziendali.
Le motivazioni che hanno indotto alle dimissioni volontarie sono state dunque le più varie, spaziando dalle relazioni professionali con superiori e colleghi, alla necessità di un aumento di stipendio, alla ricerca di un impiego più gratificante. Ma anche alla scoperta di valori aziendali nei quali identificarsi maggiormente, alla possibilità di lavorare da remoto, alla volontà di bilanciare vita professionale e vita privata. Dalla ricerca di migliori opportunità di carriera nell’ambito di interesse, fino al semplice desiderio personale di sperimentare nuove esperienze.
Che la salute fisica e mentale sia diventata una delle priorità dei lavoratori di oggi non deve stupire. Quattro lavoratori su dieci hanno registrato almeno un’assenza per malessere emotivo, nell’ultimo anno. A questo si è aggiunta inoltre una diminuzione del livello di engagement, pericolosamente diminuito rispetto al 2021.
Yolo Economy
Il tema del benessere, della sostenibilità, dell’equilibrio tra lavoro e vita privata ha assunto un’importanza tale per le nuove generazioni, da creare perfino una tendenza. La YOLO (You Only Live Once) Economy ha infatti indotto millennial e GenZ ad abbandonare il posto fisso a favore di attività completamente nuove e maggiore soddisfazione personale.
Come arginare questo fenomeno?
Di fronte alla Great Resignation molte aziende hanno mostrato forti difficoltà in termini di capacità di motivare, coinvolgere e trattenere i lavoratori. Tuttavia, le azioni da mettere in campo sono diverse.
Ne parleremo con i nostri consulenti nel prossimo aggiornamento!
To be continued…