29 Apr Aziende e COVID-19: 4 strategie vincenti
4 strategie vincenti per passare dalla paura all’ottica di lungo periodo: ecco le mosse per le aziende che vogliono affrontare la Fase 2 nel modo giusto ed essere già pronte per la Fase 3.
Aziende e COVID-19: strategie vincenti
Sicuro che le tue strategie anticrisi siano corrette? Stai ragionando mosso dalla paura o con un'ottica di lungo periodo? Scopri con noi quali sono le mosse giuste per affrontare la Fase 2 ed essere già pronto per la Fase 3.SCOPRI IL PROGETTO GRATUITO BUSINESSWECARE –> https://www.acantoconsulting.it/consulenza-gratuita-business-wecare
Pubblicato da Acanto – Business Advisor su Mercoledì 29 aprile 2020
Lo ammettiamo: prima dell’avvento di Covid-19 ci sentivamo una voce fuori dal coro, un’azienda di consulenza decisamente sui generis.
Oggi scopriamo che perfino i più grandi tra i grandi predicano (e applicano) le nostre stesse teorie per rimanere a galla in epoca di pandemia.
Come sopravvivere alla crisi Covid-19
In molti, leggendo questa domanda, avranno immediatamente pensato ad attività forti e definitive. Qualche esempio?
- riduzione al minimo di scorte e materiali
- eliminazione anche definitiva (licenziamento) del personale
- spostamento del personale il più possibile a costo variabile
- rapporto con i fornitori limitato al minimo indispensabile
- annullamento e revoca di rapporti di collaborazione e fornitura, ove possibile
Per di più, compiendo queste scelte in modo drastico e rapido, nella convinzione di poter limitare al massimo i danni.
In Acanto siamo da sempre convinti che questa non possa rivelarsi una strategia vincente, neppure in tempi di crisi. Negli ultimi tempi, autorevoli riprove al nostro pensiero arrivano da più fronti: dal Financial Times al vice presidente di Amazon che, con le loro tesi e le loro azioni, ci confermano nelle nostre opinioni.
Dalle prime analisi di queste settimane, ma anche dallo studio dei periodi di crisi del passato, si evince chiaramente che, per battere la crisi, serve comportarsi in modo quasi opposto. La chiave è diventare aziende responsabili, vale a dire non predatorie. Aziende che sanno stabilizzare il personale e l’intera squadra dei propri stakeholder.
Una strategia responsabile: l’azienda come arcipelago. Non fermare il motore, tieni al minimo il tuo e quello dei tuoi stakeholder
L’azienda non è un’isola. Più corretto sarebbe immaginarla come un arcipelago di soggetti, più o meno dipendenti l’uno dall’altro, la cui esistenza è profondamente interconnessa. Gli stakeholder, appunto: dipendenti, consulenti, partner, clienti, fornitori. Nei loro confronti, l’imprenditore lungimirante sa attivare strategie responsabili. Non solo perché è etico o corretto, ma anche perché ciò garantisce ad ogni realtà produttiva maggiori chance di sopravvivenza.
Attenzione: questo non significa forzarsi a sostenere costi che non possiamo permetterci. Al contrario, vuol dire saper usare le corrette modalità per costruire un rapporto equo, ma anche umano, sano, efficace e produttivo coi propri dipendenti e con tutti i soggetti che collaborano alla vita dell’organismo azienda. Azienda responsabile non è dunque quella che muore pur di non licenziare un dipendente o mantenere un fornitore. Azienda responsabile e, aggiungiamo noi, lungimirante e vincente, è quella che sa gestire un’azione coordinata, limitare i danni di ciascun soggetto, pensare al bene comune o – come si dice in economia – agli stakeholder nel loro insieme, perché con loro si possa non solo non morire al termine della fase 1, ma anzi farsi trovare pronti all’apertura della fase 2 o addirittura al rilancio della fase 3, quella che in realtà più ci preme. Il punto cruciale non è infatti sopravvivere nell’oggi, ma essere strutture forti, sane e che guadagnano di più domani.
Un esempio pratico: pensiamo ai fornitori. Conosciamo tutti la fatica di identificare quello giusto, confrontando preventivi e testando affidabilità, qualità, disponibilità in caso di problemi. Cambiare un fornitore è sempre problematico, è un costo elevato. La filiera è fondamentale per restare sul mercato. Se i fornitori chiudono, alla ripartenza anche la nostra azienda conoscerà un gravissimo contraccolpo. Ma se sappiamo giocare di squadra per ripensare una strategia comune, che ci permetta di rimanere a galla entrambi, entrambi alla riapertura saremo pronti a partire.
In pratica: quattro azioni concrete per essere pronti alla ripartenza
Tutto questo conduce ad una domanda fondamentale: come comportarsi nell’immediato? Sono tutte belle parole, ma nei fatti come vanno applicate? Che risvolto pratico imprimere a questa fase di crisi, per garantire un futuro migliore alle nostre aziende? Che azioni ha senso mettere in campo, se finora siamo stati esempi di azienda predatoria o se, al contrario, ci siamo dimostrati attenti all’equity e alla responsabilità, operando però in uno dei settori più pesantemente investiti dalla crisi (moda, turismo, commercio, sport)?
4 spunti fondamentali:
- Sfruttare gli aiuti. Essere aziende responsabili vuol dire anche saper usare gli aiuti che Stato e mercato mettono oggi a disposizione per resistere. Se sono un’azienda che ha subito un forte calo nella produzione, è illogico non sfruttare la cassa integrazione, per quanto complicato sia ottenerla. Pensateci: c’è una bella differenza tra mettere in cassa integrazione il 100% dei dipendenti dalla sera alla mattina e il costruire una relazione con ciascuno, pur utilizzando questo strumento. Come si fa? Cercando di garantire a ciascuno anche solo qualche ora a settimana di lavoro vero. Questa scelta permetterà di mantenere tutti i lavoratori attivi e connessi all’azienda, pur con un costo marginale e limitato. Provate a pensare al migliore e più motivato dei dipendenti che per 9 settimane resta a casa, tagliato fuori, senza contatti con l’azienda. Perde il ritmo, la situazione, la memoria delle proprie attività. Se gli forniamo anche solo 4 ore settimanali per mantenere il motore al minimo dei giri e se stesso in allenamento, la differenza di costo per l’azienda sarà limitata, ma quella di valore sarà enorme. Alla ripartenza tutti i dipendenti saranno pronti e sul pezzo. Lo stesso discorso vale per i fornitori: oggi, che ci è permesso anche legalmente per cause di forza maggiore, chiudiamo tutti i contratti possibili? Pensiamoci un attimo: prima di rescinderli, i contratti si possono ridiscutere. Chiamare il fornitore, ridefinire termini e accordi per offrire orizzonti nuovi alla realizzazione di attività, produzione o consegna merci e scadenze dei pagamenti. Questa scelta mantiene vivo il fornitore, gli lascia respiro e ci garantisce di ritrovarlo ancora aperto e pronto alla ripartenza.
- riorganizzazione flussi, produzione, layout produttivo: il Covid ci costringe a rivedere la struttura stessa della nostra azienda per soddisfare i criteri di salute e sicurezza imposti dalla pandemia. Un esempio per tutti: riorganizzare turni e orari perché meno personale si trovi contemporaneamente in sede, evitando di conseguenza gli assembramenti. Dobbiamo chiederci se questa modalità renda la produttività migliore o peggiore. Se questa modifica all’organizzazione interna sia un obbligo pesante e limitante da assolvere o se implementi l’efficienza della nostra struttura. Potremmo scoprire che modificare lo scaglionamento del lavoro e gestire diversamente l’uso dei macchinari porta addirittura ad aumentare la produttività. In questo caso, potremmo allora decidere di mantenere questo nuovo assetto organizzativo anche per il post Covid. Ecco che quello che si presentava come un obbligo è stato colto come opportunità e occasione di miglioramento definitivo (scopri come nel secondo webinar).
- cercare nuovi sbocchi e nuovi mercati: è il momento di pensare in grande, di non chiudere l’orizzonte del proprio mercato. Non basta salvare la situazione attuale, mantenere i clienti e sperare che non muoiano. Occorre pensare a nuovi sbocchi. In un mercato che oggi si è pesantemente contratto e bloccato e che quindi non è in grado di crescere e di aiutare le nostre aziende a crescere, l’unica via vincente è quella di immaginare nuovi orizzonti. Cerchiamo quindi all’estero, nei mercati limitrofi, in nuove nicchie o nel nostro stesso mercato, magari acquisendo aree storicamente in mano a competitor. Pensarci in tempi di crisi può sembrare avventato, ma ci permette di riposizionarci in modo vincente ed essere più competitivi alla ripartenza.
- pensare differente. Non è vero quel che si sente dire: che nessuno chiuderà e non assisteremo ad una contrazione dei posti di lavoro. È vero, però, che ci piacerebbe non rientrare in questa fetta di casi meno fortunati! Come riuscirci? “Pensa differente” è uno slogan vecchio come il mondo, ma mai come ora sensato ed efficace. Vietato rimanere intrappolati nei soliti schemi mentali, in clichè e logiche organizzative o commerciali che in questi anni hanno rappresentato un vero e proprio mantra di tante aziende. Dobbiamo inventare nuovi modi di lavorare. E noi italiani siamo i migliori al mondo quanto a fantasia.
Un aiuto concreto: il progetto gratuito BUSINESS WE CARE
Responsabilità sociale + fantasia: ecco dunque la ricetta vincente.
Ma come metterla in pratica? Quali sono le capacità e le risorse presenti in azienda da sfruttare in questo senso?
In molti hanno bisogno di essere affiancati per concretizzare questi concetti teorici, devono avvalersi di consulenti capaci, in grado di immedesimarsi e pensare come se l’azienda fosse loro, per fornire consigli e suggerire azioni non di mero salvataggio immediato, ma di prospettiva e lungo corso, massimizzando il valore dell’azienda stessa. Per questo e perché crediamo nel dovere di rimanere uniti, facendo ognuno la propria parte, è nato Business Wecare. Scopri il progetto di consulenza gratuita pensato proprio per aiutare la tua azienda a ripartire alla grande.
–> E non perderti i prossimi webinar, tutti i giovedì alle h 11.00 sulla nostra pagina Facebook!